FILIERA TARTUFO PER I SIMBRUINI IMPARA DAI TARTUFAI DEI MONTI SIBILLINI
A cura di Sebastian Marini (Studente dell’IIS Charles Darwin di Roma – Indirizzo turistico)
A scuola, al termine dell’anno scolastico 2018-19, con la mia classe dell’Istituto di Istruzione Superiore Charles Darwin di Roma, abbiamo partecipato al progetto di Rete Wigwam sostenuto dal Ministero dell’Ambiente. Tema, la promozione della biodiversità e dei prodotti tipici della comunità locale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini che i ragazzi della seconda classe dell’Istituto Superiore di Amandola (Fm) ci hanno illustrato nei diversi incontri via Skype che abbiamo realizzato. Io e la mia classe ho quindi avuto modo di acquisire una prima conoscenza delle particolarità e delle qualità di quel territorio, sia per gli aspetti naturalistici che paesaggistici, ma la componente dei “prodotti” della biodiversità è stata dominante, prodotti che negli anni hanno acquisito la nomea e il riconoscimento di tipicità divenendo fattori centrali nelle manifestazioni locali, anche enogastronomiche.
Poi il 22 agosto 2019, aderendo all’invito di Rete Wigwam che organizzava, vicino Roma a Subiaco in collaborazione con l’Ente Parco Naturale dei Monti Simbruini e la Regione Lazio, un workshop dal titolo “Filiera del tartufo e sviluppo sostenibile della Comunità Locale dei Monti Simbruini” ho capito davvero l’importanza del binomio su cui si sviluppa il progetto di Wigwam “biodiversità e prodotti tipici” e poi di “sviluppo locale e sostenibilità”.
A questo incontro, infatti, ha presenziato una piccola delegazione di ATAM l’associazione dei tartufai dei Monti Sibillini, guidata dal suo presidente Alberto Mandozzi che ha illustrato – per dare cosi elementi ed informazioni utili ai tartufai e agli altri interessati dei Monti Simbruini – la pluriennale esperienza che ha fatto del tartufo un potente medium per Amandola e le zone limitrofe, capace di portare sviluppo locale e di tutelare il territorio grazie anche a quella biodiversità che lì si esprime pure in termini di grande qualità con la pregiata varietà del “bianco”.
Ho capito, anche che dove c’è il tartufo, tanto più se il “bianco”, lì c’è una situazione ambientale di grande valore, insomma è stato da tutti confermato, che il tartufo rappresenta un grande indicatore di qualità ambientale. Dove ci sono inquinamenti, fertilizzanti o altri prodotti chimici, il tartufo proprio non sopravvive. E’ stato fatto addirittura uno studio sortito poi in una pubblicazione dal titolo “Un Parco per il tartufo” dove, per l’area dei Sibillini, sono state censite le zone vocate da tutelare e dove questa produzione sia naturale e dove si possa anche coltivare.
Poi ho ascoltato con interesse e curiosità come il tartufo, promosso proprio dai tartufai, sia diventato un elemento di sviluppo locale. Sono partiti circa 20 anni fa con la manifestazione “Diamanti a tavola” che nel corso degli anni, oltre che essere frequentata da un numero sempre maggiore di persone, è diventata per i Sibillini del versante adriatico-marchigiano, il mercato per eccellenza del tartufo. A ciò ne è conseguito un sempre maggiore interesse per gli chef che di questo tartufi hanno saputo costruire una solida e variegata offerta enogastronomica. Chef anche molto importanti, tanto che, nella scorsa edizione è stato presente ed ha cucinato quello che è considerato il numero uno nel mondo, Massimo Bottura.
Tutto questo nel tempo, ha determinato, grande pubblicità, promozione e richiesta di prodotto sia naturale che lavorato nei ristoranti creando positive ricadute per l’economia locale. Sono quindi nati negozi dove viene proposto il tartufo ed accanto ad esso gli altri prodotti tipici dei Sibillini come la mela rosa, la castagna, e così via. Come pure sono stati avviati nuovi luoghi di ristorazione, facendo fare un gran salto di qualità alla cucina locale. Ma l’offerta turistica stimolata dall’interesse per questo prodotto oggi propone anche escursioni a “caccia del tartufo” ed itinerari della biodiversità con safari fotografici.
Insomma, da quello che ho capito, un grande lavoro ma anche un grande risultato, tanto più che quella è territorio montano distante dai grandi centri abitati.
Inoltre, considerando che nel 2016, la zona è stata colpita dal terremoto che ha creato danni e incertezze e difficoltà estreme, quelle manifestazioni (perché poi il “Diamanti a tavola” è passato dalla sola edizione di novembre a ben tre con quella di marzo e quella di luglio) hanno riportato oltre che i turisti in quei luoghi, anche tanta fiducia soprattutto a quei giovani che ho visto essere tra i più grandi animatori di questo miracolo tartufo e tutto quello che ha creato intorno a se.
I partecipanti all’incontro, residenti nel territorio del Parco Naturale dei Monti Simbruini e dintorni, hanno a loro volta, molto apprezzato e compreso che anche loro stessi potranno diventare il motore di uno sviluppo nuovo e rispettoso dell’ambiente.
Davvero una lezione interessante che mi ha fatto capire, grazie ai testimoni diretti, cosa può significare biodiversità e sviluppo locale sostenibile (compreso il turismo) per una crescita equilibrata, solida e duratura di una comunità locale che non depauperi l’ambiente. Un educativo concreto orientamento per un nuovo modello di sviluppo da ripensare e da riprogettare dalle fondamenta, considerando le difficoltà che oggi viviamo per i cambiamenti climatici che l’uomo ha causato per comportamenti inadeguati, dissipativi e distruttivi, in quest’ultimo mezzo secolo.