WIGWAM DELLE MARCHE: NO AL MEGA BIODIGESTORE IN VALDASO SENZA LE COMUNITA’ LOCALI
Un mega Biodigestore in Valdaso. E’ necessario? E le comunità locali lo vogliono?
Imperversa la tempesta attorno alla, più che concreta ipotesi, di realizzazione, da parte di un soggetto privato lombardo, di un biodigestore ritenuto sicuramente sovradimensionato per la vallata a cavallo tra le province di Ascoli e di Fermo nel Piceno e per di più in area sibillina in comune di Force. Venute alla luce pareri/autorizzazioni degli enti locali, nel territorio è scoppiato il putiferio: comitati, incontri pubblici e varie iniziative, nonostante il freno del Covid-19, si stanno susseguendo come una febbre che percorre le comunità locali della vallata che si interrogano e interrogano, sul bisogno di tale struttura per il loro futuro. Sviluppo e salvaguardia di una vallata si fanno cosi? Pur non ponendosi in maniera ideologica contro azioni di economia circolare, è stato valutato bene l’impatto sull’ambiente e sulla salute, il dimensionamento, la provenienza e la quantità dei rifiuti e quali, lo sconvolgimento della quotidianità di una cosi rinomata vallata, ma perché qui, ma di questo hanno bisogno le comunità locali? O è solo speculazione? Queste alcune delle questioni che si pongono. In una vallata il cui vanto è sempre stato quello di essere pienamente rurale, dove operano numerose strutture agrituristiche apprezzate in Italia ed all’estero, dove operano pure oltre 1200 aziende agricole che coltivano frutti che vanno dalla rinomata pesca alla mela rosa dei Sibillini (ricordiamo che la Valdaso è una delle porte di accesso al Parco Nazionale), a ortaggi e legumi di ottima qualità, agli oli e a vini dop, alle produzioni biologiche ed innovative come quelle dei cereali da miscugli evolutivi che definiscono nel loro insieme un processo di sviluppo economico e un futuro della vallata ben radicato nella sua ruralità, nel paesaggio, in un ambiente ben diverso da quello che si prefigurerebbe altrimenti. E per di più che scaturirebbe da un processo decisionale ad oggi molto poco trasparente e senza il coinvolgimento delle comunità locali che rischia di partorire un elefante che andrà a muoversi in una cristalleria.
LA POSIZIONE DELLE COMUNITA’ LOCALI WIGWAM DELLE MARCHE
IL BIODIGESTORE NEL COMUNE DI FORCE NELLA VALDASO
Esiste un progetto per installare nella Valdaso, in località San Salvatore di Force, un impianto di produzione di biometano dalla Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano (FORSU).
Impianti di questo tipo esistono in varie parti d’Italia e sono utilizzati per la produzione di biogas, biometano e ammendante.
Tali impianti appartengono alla nuova frontiera destinata a produrre la cosiddetta “energia verde”. Tuttavia, accanto ai benefici ci sono dei gravi rischi che non vanno assolutamente trascurati. Possibili pericoli per il benessere e lo sviluppo del territorio che li ospita.
Molti i motivi per dire no a questa iniziativa, tra questi sicuramente:
1) Un iter autorizzativo per un impianto da 100.000 tonnellate di rifiuti non accompagnato da una adeguata, trasparente e diffusa conoscenza del problema, dell’impatto sull’ambiente e sulla salute.
2) Il mancato coinvolgimento della popolazione dei comuni limitrofi.
3) Il sovradimensionamento dell’impianto per le reali esigenze di smaltimento dei rifiuti organici prodotti nella vallata dell’Aso che costringerà l’impresa ad importare rifiuti organici da tutta la regione Marche e da regioni limitrofe con un impressionante movimento di camion che sicuramente annullerà il possibile vantaggio ecologico dell’impianto.
La necessità di affrontare un tema complesso, come la realizzazione di un impianto di produzione di gas da rifiuti organici al confine tra le province di Ascoli Piceno e Fermo, non può essere lasciata alla buona volontà e all’intuizione di Sindaci più o meno “illuminati” favorevoli o contrari.
L’impianto di produzione di gas nel comune di Force deciderà le sorti delle popolazioni della vallata dell’Aso ma anche del territorio montano e del limitrofo Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Tali problemi devono essere affrontati senza preconcetti ideologici o di parte, escludendo possibili sospetti di interessi individuali.
L’uso di metodologie di approccio multidisciplinare come la HTA (Health Tecnology Assessment) nata per effettuare scelte in ambito della tecnologia medica e valutarne l’impatto sulla salute, o la metodologia LCA (Life Cycle Assessment) per la valutazione della sostenibilità anche di questo tipo di impianti, permette di valutare gli impatti e i danni generati dalla produzione di biocarburanti e l’aspetto sanitario e sociale, l’appropriatezza, l’efficienza, i benefici, il consenso sociale e così via, suggerendo di conseguenza come gestirli, promuoverli o scoraggiarli.
Questi modelli prevedono la creazione di un gruppo di lavoro a cui afferiscono tutti gli stakeholders interessati, composti da esperti nel settore, rappresentanti di forze politiche di maggioranza e di minoranza, rappresentanti di associazioni operanti nel territorio, rappresentanti di valori etici, rappresenti della società civile.
Essi, dopo una adeguata formazione sotto la guida di esperti e forniti di strumenti accesso alle fonti di conoscenza, dovranno confrontarsi per stilare un rapporto di indirizzo.
Un simile meccanismo rappresenta un modello democratico, utile per superare divisioni e contrasti su temi strategici ed è l’espressione pratica di una “conoscenza diffusa” e reale contro il concetto superato ed illusorio di “conoscenza individuale” per sua natura limitata.
Dott. Francesco Fabiani
Coordinamento delle Comunità Locali Wigwam delle Marche
+39 337 633606 azienda.agricola.fabiani@gmail.com
- Comunità Locale Wigwam Valle dell’Aso
- Comunità Locale Wigwam Monti Sibillini
- Comunità Locale Wigwam Città di Fermo
- Comunità Locale Wigwam Colline del Tronto
- Comunità Locale Wigwam Valle del Tenna
- Comunità Locale Wigwam Riviera Picena