AGRICOLTURA BIO, APPELLO AL GOVERNO: LE COMUNITA’ WIGWAM SONO PER IL SI!
Biologico SI, biologico NO – Una discussione tra specialisti con il Parlamento italiano nel mezzo
Damien Banas1, Nicolas Bernier2, Manuel Blouin3, Cristian Bolzonella4, Karine Bonneval5, Jean-Jacques Brun6, Ines Fritz7, Raffaello Giannini8, Herbert Hager7, Klaus Katzensteiner7, Jeff Lowenfels9, Cristina Menta10, Cristina Micheloni11, Maurizio G. Paoletti4, Céline Pelosi12, Alessandro Piccolo13, Jean-François Ponge2, Surinder Kukal Singh14, Efrem Tassinato15, Gianni Teo16, Mauro Tomasi17, Augusto Zanella4*
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- Université de Lorraine, Nancy, FR – damien.banas@univ-lorraine.fr
- Muséum National d’Histoire Naturelle de Paris, FR – bernier@mnhn.fr; ponge@mnhn.fr
- UMR Agroécologie, Agrosup Dijon, FR – manuel.blouin@agrosupdijon.fr
- Università degli Studi di Padova, IT – cristian.bolzonella@unipd.it; augusto.zanella@unipd.it
- École supérieure des Arts Décoratifs de Strasbourg, FR – karien@karinebonneval.com
- IRSTEA – Centre de Grenoble, FR – jean-jacques.brun@irstea.fr
- Universität für Bodenkultur Wien, AU – herbert.hager@boku.ac.at; klaus.katzensteiner@boku.ac.at; ines.fritz@boku.ac.at
- Università degli Studi di Firenze, IT – raffaello.giannini@unifi.it
- Garden Writers of America, US – jeff@gardener.com
- Università degli Studi di Parma, IT – cristina.menta@unipr.it
- Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB-FVG), Udine, IT – c.micheloni@aiab.it
- UMR 1114 EMMAH, INRA, Avignon Université, 84914, Avignon, France – celine.pelosi@inra.fr
- Università degli Studi di Napoli Federico II, IT – alessandro.piccolo@unina.it
- Punjab Agricultural University, IN – sskukal@rediffmail.com
- Wigwam Network, IT – info@wigwam.it
- Azienda Agricola ColBel, Conegliano-Valdobbiadene, IT – gianni@colbelwine.com
- PAN Studio Associato, Merano, IT – mauro.tomasi@panstudioassociato.eu
Autori in ordine alfabetico
*Corresponding author
Premessa
Il 16 settembre 2019 il Gruppo SETA (Scienze E Tecnologie per l’Agricoltura: https://www.setanet.it/wp-content/uploads/2019/09/seta-parlamento.pdf ) ha inviato una lettera al Parlamento italiano in cui si consigliava di non adottare il Decreto Di Legge 988 a favore dell’agricoltura biologica rispetto a quella convenzionale.
In un articolo pubblicato sul sito del CNRS francese HAL, un altro gruppo di scienziati ritiene invece che il governo italiano (e tutti gli altri governi del mondo) dovrebbe favorire l’agricoltura biologica e biodinamica e ne spiega le ragioni. L’articolo è in libero accesso e riporta: a) la lettera del Gruppo SETA, b) una breve e diretta risposta a questa lettera c) una serie di contributi personali degli autori alla discussione, collegati da un lato all’agricoltura in Italia e nel mondo, e dall’altro alla preoccupante situazione del pianeta naturale.
Sappiamo che questo Governo ha considerato il problema del riscaldamento climatico e puntato sulla Green Economy per tentare orientare l’economia del paese verso un futuro più giusto e sostenibile. Speriamo che la nostra lettera possa confortare tale posizione che va al di là degli orientamenti politici e risponde a un bisogno basilare di salute ambientale.
Questa mattina abbiamo inviato ad alcuni quotidiani la lettera del Gruppo SETA e la nostra breve risposta, invitando i lettori più curiosi a leggere tutti i contributi più personali scaricando tutto l’articolo qui: https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-02400854
Stiamo aspettando una reazione.
Siamo anche noi degli scienziati e non degli stregoni o degli spaventa-gente illuminati. Vorremmo solo che i politici italiani in questo preciso caso, ma anche altri politici nel mondo, e persone comuni di ogni origine, sappiano che esistono tanti scienziati che sono dalla parte dei produttori biologici e biodinamici. Favorire la loro azione è mettersi dalla parte del futuro del pianeta che deve rimanere sano e vivo, e appartenere a tutti quanti.
La situazione è tale sul pianeta Terra che è diventato necessario coinvolgere l’intera società per tentare uscire dal tunnel in cui siamo finiti più o meno inconsapevolmente. E i politici sono necessari per strutturare l’azione collettiva che solo se concepita da tutta la società e non da individui o da organizzazioni non coordinate potrebbe salvare la nostra specie. Siamo convinti che l’agricoltura e il suolo siano tra le leve fondamentali di questa azione (Figura 1).
Con i più cordiali saluti, a nome di tutti gli autori, Augusto Zanella.
È possibile trovare una via di mezzo felice? Bisogna uscire dal tunnel vivi, insieme e con tutti gli ecosistemi del nostro pianeta. Non possiamo vivere senza la biodiversità del nostro pianeta. Dovremmo imparare ad affrontare il problema con la giusta considerazione per il vivente.
Lettera del Gruppo SETA
I MOLTI PUNTI CRITICI DEL DDL 988 SUL BIOLOGICO – LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI
16 settembre 2019
Gentili Deputati e Senatori della Repubblica,
da diverse fonti apprendiamo che fra le priorità̀ del nuovo Governo rientra l’approvazione del ddl 988- Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività̀ della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. Premesso che ogni agricoltore rispettoso delle leggi è libero di produrre come meglio crede, vorremmo da cittadini e da studiosi porre all’attenzione dei nostri rappresentanti nelle istituzioni concetti che nel pubblico dibattito non trovano il più delle volte spazio:
- le coltivazioni biologiche sono meno sostenibili sul piano ambientale rispetto a quelle con metodo convenzionale/integrato. Ciò̀ perché́ producono, a parità̀ di superficie, dal 20 al 70% in meno, per cui la loro estensione generalizzata richiederebbe dal 20 al 70% in più di terre coltivate con immani distruzioni di foreste e praterie naturali;
- rispetto all’agricoltura convenzionale il biologico presenta emissioni di gas serra per unità di prodotto superiori del 50% in pisello e del 70% in frumento (Searchinger e collaboratori, 2018), del 300% in riso (Bacenetti e collaboratori, 2016) e superiori del 61% per kg di pane prodotto (Chiriacò e collaboratori, 2017);
- i prodotti biologici sono commercializzati a prezzi fino al 150% più elevati rispetto agli analoghi prodotti convenzionali (fonte: UE – https://ec.europa.eu/info/news/organics-sector-rise-both-domestic-production-and-imports-see-large-increases-2019-mar-07_en), il che dovrebbe indurre a riflettere sulle ripercussioni economiche per il consumatore (o per lo Stato, quando si parla di mense scolastiche obbligate ad approvvigionarsi solo di prodotti bio);
- il prodotto biologico non presenta differenze significative rispetto agli altri sul piano della salubrità̀ o delle caratteristiche nutrizionali come emerge dal lavoro scientifico di Dangour e collaboratori (2009) e dai report EFSA sui residui di fitofarmaci negli alimenti (https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/5743);
- già oggi il 45% del reddito netto delle imprese biologiche è garantito da finanziamenti comunitari contro il 31% di quelle convenzionali (fonte: Bioreport Crea, ediz. 2017-18; Serv. Studi Senato, nota 108, giugno ‘19);
- con il ddl 988 si sdogana, equiparandola al biologico, una pratica esoterica come l’agricoltura biodinamica, certificata da un marchio registrato di proprietà̀ di una multinazionale e che presenta un fatturato medio per ettaro di 13.309 euro contro i 3.207 euro delle aziende convenzionali e i 2.441 delle aziende biologiche (fonte Bioreport Crea, ediz. 2017-18). Ci auguriamo che questo Parlamento non voglia essere ricordato come un Robin Hood al contrario, che toglie ai poveri per dare ai ricchi;
- il DDL 988 si riferisce a un settore di nicchia (66773 aziende biologiche e 286 biodinamiche, in tutto il 4,5% delle 1.471.000 aziende agricole italiane – fonte Bioreport Crea, ed. 2017-2018);
In conclusione, ci preme evidenziare che il DDL 988 promuove il bio facendo appello a un presunto “interesse nazionale” per tale agricoltura. Come gruppo SETA ci domandiamo quale interesse nazionale si prenda in considerazione nel provvedimento, che non affrontando il cruciale tema dei controlli sul biologico, minando il sistema sementiero nazionale, indebolendo il sistema dell’istruzione agraria universitaria, introducendo una pletora di organismi territoriali di cui non si sente il bisogno e stimolando sistemi a bassa produttività̀ accrescerà̀ ulteriormente la nostra dipendenza dall’estero che già oggi sfiora il 50% del fabbisogno nazionale per il frumento e gli alimenti zootecnici. In tale contesto il sostegno offerto ad una pratica esoterica come il biodinamico, nello stesso Paese che con Galileo Galilei ha dato i natali al Metodo Scientifico quale sistema di conoscenza dei fenomeni naturali, colpisce particolarmente, suonando quasi come una nuova abiura.
Per il gruppo Seta – prof. Luigi Mariani
Il punto di vista di altri scienziati sulla lettera del Gruppo SETA e sul futuro dell’agricoltura
Concordiamo con i seguenti punti contenuti nella lettera del Gruppo SETA:
1) i prodotti biologici sono venduti a un prezzo più elevato rispetto agli altri;
2) sono necessari controlli più precisi e sicuri sui prodotti biologici;
3) l’agricoltura è molto importante per l’uomo.
Per il resto, tuttavia, le questioni non sono trattate con l’adeguata completezza, visti l’importanza dell’argomento e le conseguenze dell’azione. Gli autori sostengono che l’agricoltura convenzionale è più economica dell’agricoltura biologica, ma non considerano dei costi correlati cruciali:
a) quello pagato dall’ambiente (due aspetti -> 1: inquinamento, alterazione del clima, impoverimento del suolo, stabilità all’erosione e riserve di carbonio organico, perdita di biodiversità e -> 2. fertilità del suolo e sforzo tecnologico sempre crescente per mantenere i rendimenti a un livello elevato e non durevole),
b) spese per la salute di umani che vivono in ambienti malsani contenenti sostanze chimiche aggiunte e
c) l’indebitamento per i macchinari tecnologici e gli organismi modificati che sono sempre più necessari agli agricoltori convenzionali per stare al passo con gli standard di mercato.
Si tratta di sviste che avrebbero potuto essere tollerate 30 anni fa, ma non ora. Oggi è fuori posto continuare a minare la casa in cui viviamo. L’agricoltura biologica e le sue diverse versioni sono risposte sicuramente più sostenibili di quelle convenzionali. La sostenibilità è espressa da un’agricoltura biologica già consolidata in cicli quasi chiusi per sostanze nutritive e organiche che non riducono la fertilità naturale del suolo. Un’agricoltura che è ben diversa dal garantire un flusso unidirezionale artificiale di sostanze nutritive, e che è molto meno dipendente da fonti energetiche fossili. La fertilità naturale del suolo si basa su un maggiore contenuto di materia organica (humus, per essere precisi) con una maggiore biodiversità del suolo e con attività microbiche associate.
L’agricoltura di oggi (convenzionale, biologica, integrata, di precisione, conservativa, rigenerativa, biodinamica, agro-ecologica) ha l’oneroso compito di nutrire il pianeta, ma allo stesso tempo deve essere sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Pertanto, il confronto dei sistemi solo sulla base dei costi economici apparenti non è più accettabile in quanto la nostra possibilità di continuare a utilizzare le risorse di questo pianeta dipende dalla sua stessa stabilità biologica. Quando l’alternativa è “no-futuro”, è imperativo scegliere un’altra strada. Il ruolo della ricerca è di fornire supporto scientifico a un nuovo percorso, senza sposare posizioni partigiane. Sebbene l’Italia sia il luogo in cui Galileo sviluppò il metodo scientifico, cosi come è stato sottolineato nella lettera dal Gruppo SETA, è anche lo stesso paese in cui egli fu imprigionato dai suoi contemporanei.
La sostenibilità dell’ambiente dipende da come riusciremo a bilanciare con le nuove tecnologie i servizi ecosistemici esistenti. Non si possono semplicisticamente condannare gli agricoltori per le conseguenze dannose dell’agricoltura intensiva. Gli agricoltori in generale hanno seguito e continuano a seguire le indicazioni provenienti dalla scienza e dal mercato. Probabilmente come scienziati e commercianti dovremmo pronunciare un “mea culpa”. Quando crediamo nel progresso illimitato, non riusciamo a considerare le risorse naturali come un bene prezioso da conservare per le generazioni future. Quando ci sforziamo di coltivare piante in sistemi senza suolo e con illuminazione artificiale, stiamo trascurando e voltando le spalle ai beni della terra e della luce ereditati dalla natura, come se stessimo già pianificando la nostra fuga sul prossimo pianeta. Questo non sembra una soluzione praticabile per il momento, soprattutto per una popolazione in aumento rapido come la nostra.
Al contrario, crediamo che coltivare e conciliare gli spiriti scientifici e sociali dell’umanità potrebbe portare a nuovi livelli di equilibrio, in primo luogo una visione più chiara della relazione tra risorse e numero di esseri umani. E quando immaginiamo come andare oltre, dovremmo cercare di farlo non solo come umani ma piuttosto come ecosistemi della Terra, in cui gli umani non sono cervelli audaci che conducono in prima linea la realtà ma una delle specie biologiche integrate in essa.
In conclusione, ci sono almeno tre ragioni scientifiche per preferire l’agricoltura biologica e biodinamica rispetto all’agricoltura convenzionale:
1) La migliore qualità del cibo prodotto (almeno per quanto riguarda il minor contenuto di pesticidi e il miglior sapore) e le conseguenze positive sulla salute umana;
2) la migliore conservazione della biodiversità del pianeta;
3) l’immagazzinamento del carbonio nel suolo sotto forma di humus con un conseguente impatto positivo sui cambiamenti climatici.
Per la base scientifica di queste tre conclusioni, anziché concentrarci su singole opere, preferiamo rimandare il lettore a tre recensioni (Zanella et al. 2018a, 2018b, 2018c). Contengono rispettivamente 154, 60 e 141 pubblicazioni scientifiche selezionate con dati o deduzioni ecologiche comprovate che supportano queste conclusioni.
Riferimenti bibliografici:
Zanella, A., Geisen, S., Ponge, J.-F., Jagers, G., Benbrook, C., Dilli, T., Vacca, A., Kwiatkowska-Malina, J., Aubert, M., Fusaro, S., Nobili, M. De, Lomolino, G., Gomiero, T., 2018b. Humusica 2, article 17: techno humus systems and global change − three crucial questions. Applied Soil Ecology 122, 237–253. doi:10.1016/j.apsoil.2017.10.01
In Zanella, A., Ponge, J.-F., Hager, H., Pignatti, S., Galbraith, J., Chertov, O., Andreetta, A., De Nobili, M., 2018c. Humusica 2, article 18: Techno humus systems and global change – Greenhouse effect, soil and agriculture. Applied Soil Ecology 122, 254–270. doi:10.1016/j.apsoil.2017.10.024
Zanella, A., Bolzonella, C., Lowenfels, J., Ponge, J.-F., Bouché, M., Saha, D., Kukal, S.S., Fritz, I., Savory, A., Blouin, M., Sartori, L., Tatti, D., Kellermann, L.A., Trachsel, P., Burgos, S., Minasny, B., Fukuoka, M., 2018a. Humusica 2, article 19: Techno humus systems and global change – Conservation agriculture and 4/1000 proposal. Applied Soil Ecology 122, 271–296. doi:10.1016/j.apsoil.2017.10.036
ARTICOLO COMPLETO: https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-02400854
Riferimenti bibliografici: http://intra.tesaf.unipd.it/people/zanella/publications.html